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MICHELANGELO DI STEFANO

Medico Psicoterapeuta

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Come combattere gli attacchi di panico?

da Dott. Michelangelo Di Stefano

Fin da giovane mi domando come combattere gli attacchi di panico senza farmaci.

Ne ho sofferto personalmente ma non ho quasi mai usato farmaci, anche se invece psichiatri e medici lo consigliano.

Alessandro mi chiede: come combattere gli attacchi di panico, senza prendere medicine? Perché io vorrei evitarle.

Indice degli argomenti

  • 1 Attacchi di panico: farmaci o psicoterapia?
    • 1.1 Gli attacchi di panico: causa
    • 1.2 La depressione del figlio
    • 1.3 Il trauma psicologico
    • 1.4 EMDR e attacchi di panico
  • 2 Trauma psisologico infantile
    • 2.1 EMDR e Attacchi di Panico
    • 2.2 Prendere o no i farmaci per gli Attacchi di Panico?

In effetti, i farmaci per gli attacchi di panico sono la cura più frequente . Se ne usano di molti tipi diversi e devono essere sempre consigliati e suggeriti da un medico. farmaci per gli attacchi di panico

Ma è davvero necessario prendere farmaci per gli attacchi di panico? Cosa dice la scienza su questo?

Meglio la psicoterapia o le medicine? O una combinazione di entrambi?

Con la più assoluta sincerità, io non credo affatto che sia indispensabile prendere dei farmaci per gli attacchi di panico.

Non escludo del tutto l’utilizzo di farmaci. In qualche caso sono necessari ed anche indispensabili, perché se vieni colto da attacchi di ansia che ti impediscono addirittura di ragionare, impostare una psicoterapia è davvero difficile.

Non riusciresti a seguire nessun ragionamento, nessun colloquio, saresti sempre in preda all’angoscia.

Attacchi di panico: farmaci o psicoterapia?

I farmaci di solito non curano affatto il panico e l’ansia: tamponano i sintomi e ti permettono di curarti.

Quando prendi una medicina aggredisci dunque i sintomi, cioè gli attacchi di panico.

Ma come combattere gli attacchi di panico senza farmaci?

Gli attacchi di panico: causa

Immagina di avere la tosse perché fumi troppe sigarette. Puoi prendere  uno sciroppo e la tosse magari diminuisce.

Ma senza eliminare o almeno ridurre il fumo, avresti  qualche risultato solo nel breve periodo. Appena interrompi lo sciroppo, la tosse torna sicuramente, come prima.

Per gli attacchi di panico è sostanzialmente la stessa cosa.

La tosse non è una malattia, ma la reazione naturale dell’organismo ad un qualcosa che disturba la tua gola o la tua respirazione.

Nello stesso modo gli attacchi di panico sono una reazione naturale dell’organismo, che serve ad avvisarti di un pericolo. Il vero problema è che gli attacchi di panico si presentano quando non ci sarebbe apparentemente nessun motivo di avere paura. Ecco perché succede.

Come nel caso di Giuseppina, che aveva una storia molto triste. Aveva quasi 50 anni quando perse il marito per un tumore allo stomaco, che oltre ad ucciderlo, gli aveva anche inferto tremende sofferenze.

La depressione del figlio

Dopo la morte del marito, Giuseppina notò che il figlio si isolava e non parlava come prima. Usciva molto spesso la sera, fino a tardi. I suoi studi fino ad allora erano andati piuttosto bene e non mancava molto alla laurea, ma ci fu un rallentamento. Gli esami andavano male e Andrea appariva svogliato. Non dette più esami per molti mesi.

I traumi possono essere la causa degli attacchi di panico

Purtroppo Giuseppina doveva lavorare e provvedere alle faccende di casa, era rimasta sola e non aveva neppure tempo di stare vicina al figlio.

Già dopo la morte del marito aveva cominciato ad avere delle crisi che controllava con difficoltà. Non aveva mai pensato a come combattere gli attacchi di panico, diceva di non avere tempo, divisa tra tutti gli impegni, che erano completamente su di lei.

Una mattina di un sabato fu tirata giù dal letto dalla polizia. Un funzionario disse che Andrea era stato fermato in possesso di una forte quantità di droga.

Fu una doccia fredda per Giuseppina, che da allora tentò con tutte le sue forze di aiutare il figlio. Avvocati, processi, giudici, assistenti sociali. Un vero calvario.

Andrea appariva debole e senza le capacità di uscire dalla situazione in cui era andato a cacciarsi. Dopo qualche mese di detenzione, entrò in una comunità di recupero.

Da quel momento Giuseppina non lo vedeva praticamente mai e fu colta da una depressione profonda. Gli attacchi di panico si fecero sempre più frequenti e cominciò ad avere pensieri suicidi. Era rimasta sola, i suoi genitori erano morti, mentra i genitori del marito vivevano lontani e non avevano comunque mai avuto un vero rapporto con lei.

Il trauma psicologico

Dopo un anno di questa vita terribile, le arrivò un colpo tremendo. Andrea si impiccò.

A questo punto Giuseppina, rimasta completamente sola, era disperata. Smise di andare a lavorare e si chiuse in casa. Appena usciva, veniva presa da tachicardia  e senso di soffocamento, non riusciva ad andare da nessuna parte.

Una collega la convinse a cercare un aiuto specialistico e si rivolse a me. Le prime sedute furono davvero difficili, perché Giuseppina praticamente non parlava.

Mi fece un racconto piuttosto sommario di quello che le era accaduto. Non avendo potuto fare un quadro completo, decisi di iniziare il lavoro dall’ultimo ricordo, il suicidio del figlio.

Il momento peggiore era quello nel quale aveva ricevuto la notizia. Sentiva ancora un brivido di freddo percorrere la schiena per poi sentirsi senza forze e con un forte dolore al petto.

EMDR e attacchi di panicoCome curare gli attacchi di panico?

L’elaborazione tramite l’EMDR fu molto faticosa per la donna. L’ansia prese spesso il sopravvento e fummo più volte sul punto di interrompere.

In uno di questi momenti Giuseppina fece come per uscire e andarsene, ma poi si fermò. Disse: ” sento qualcosa sciogliersi dentro di me” e scoppiò in lacrime.

Furono due minuti di pianto irrefrenabile, veniva scossa dai singhiozzi. Si era già seduta di nuovo davanti a me: mi puntò uno sguardo profondo e disperato: continuiamo, la prego!

Le dissi con calma: rimanga su questo e proseguii con i movimenti oculari. Si sentiva profondamente colpevole per la morte del figlio.

Pensava di essere responsabile di averlo abbandonato a se stesso dopo la morte del padre, però pian piano le sue espressione era più calma e serena.

Alla fine disse, tutto in un colpo, quasi urlando: “Non sono stata io! Non sono stata io!” Si era resa conto che il figlio , se avesse voluto, avrebbe potuto chiedere aiuto, ma non lo aveva fatto.

Dopo quella seduta, continuammo ad affrontare altri ricordi traumatici e le condizioni di Giuseppina andarono migliorando progressivamente.

Una volta mi disse che aveva chiesto ad amici del figlio ed aveva capito che in realtà si drogava da tempo e il trauma del padre aveva solo accelerato le cose. In effetti era vero che il figlio usciva spesso, ma da molto tempo e da prima che il padre morisse.

La presenza del marito aveva fatto in modo che Giuseppina non si rendesse conto chiaramente delle assenze del figlio. Insieme a lui si tranquillizzava.

Il suo problema era che si sentiva responsabile per tutto quello che le succedeva intorno e aveva paura di aver fatto qualcosa che aveva provocato le sue disgrazie.

Trauma psisologico infantile

La sua infanzia era stata molto triste. La madre era molto severa e la picchiava per ogni piccola mancanza.Trauma infantile e attacchi di panico

 

Il padre lavorava moltissimo ed era assente, quando era a casa guardava la televisione o leggeva; non lo si doveva disturbare, perché era stanco. Se la bambina gli si avvicinava, il più delle volte lui la mandava via bruscamente.

Questi comportamenti avevano lasciato dentro di lei uno strascico di paure irrisolte e un senso di colpa innato. Era in qualche modo cattiva o sbagliata, per meritare botte e rimproveri.

Queste paure e sensi di colpa erano rimasti come bloccati dentro di lei ed erano saltati fuori prepotentemente, prima alla morte del marito e poi a quella del figlio, con gli attacchi di panico e la depressione.

Giuseppina pensava inconsciamente di aver provocato quello che era successo o almeno che avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo. Alla fine aveva paura di fare qualsiasi cosa e rimanere chiusa in casa era l’unica soluzione per non fare danni. Appena usciva di casa, l’attacco di panico la fermava.

La depressione le faceva perdere la voglia di vivere e in questo modo non rischiava di fare qualcosa di sbagliato. Stare a casa a rimuginare sulle sue disgrazie era nella sua testa il solo modo di bloccare il pericolo di agire.

Tutto questo può sembrare del tutto illogico e in effetti lo è. Ma la mente non è logica e il panico e la depressione non ti fanno ragionare. Solo elaborare i ricordi dell’infanzia poteva riportare alla serenità Giuseppina.

EMDR e Attacchi di Panico

Nulla e nessuno avrebbe mai potuto cambiare le cose e impedire la perdita del marito e del figlio. Ma almeno la donna non sentì più che era tutta “colpa sua”.

Riprese a lavorare e si impegnò in un’associazione per il recupero di ragazzi tossicodipendenti. L’ho rivista dopo un paio d’anni dalla conclusione della terapia e mi disse che si sentiva come sgravata da un peso.

Aveva avuto l’affidamento di un ragazzo e progettava di adottarlo. Il suo sorriso mentre mi descriveva il suo progetto con entusiasmo raccontava tutta la sua ritrovata serenità.attacchi di panico: libera senza farmaci

Giuseppina non ha mai preso farmaci. Non ha mai voluto prenderli perché associava in qualche modo medicine e droga. Certamente l’avrebbero potuta aiutare nel momento peggiore della sua vita.

Non saprei dire se avrebbero potuto essere un ostacolo o un aiuto. Le cose avvengono una volta sola e non posso avere una controprova.

Ma certamente la sua storia è la piena dimostrazione che si può uscire dagli attacchi di panico anche senza farmaci.

Prendere o no i farmaci per gli Attacchi di Panico?

Non ho una ricetta che vada bene per tutti. Dirti se devi prendere una medicina o no è una scelta da fare assieme al tuo medico. Io nel dubbio cerco di  evitarle.

Però mi sono reso conto che molte persone non sanno come combattere gli attacchi di panico. Almeno, non sanno come fare, senza prendere medicine.

Gli attacchi di panico sono i sintomi e non la causa della malattia e talvolta ridurli potrebbe addirittura ritardare la cura.

A questo aggiungi che gli effetti indesiderati, anche gravi, dei farmaci per gli attacchi di panico, che possono peggiorare una situazione già precaria e difficile.

Non devi escludere del tutto le medicine per superare gli attacchi di panico, quindi, ma valutare molto bene assieme al tuo medico come affrontare la situazione.

In conclusione, per rispondere alla domanda di Alessandro, devo dire che la risposta è che naturalmente sì, è possibile curare gli attacchi di panico senza farmaci, ma ogni caso fa storia a sé.

Archiviato in: attacchi di panico, depressione, emdr Etichettato con: psicofarmaci, psicoterapia, terapia degli attacchi di panico

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