Maria è una donna di 66 anni e abita da sola con il marito, a poca distanza dalla figlia, sposata. È sempre stata una casalinga molto attiva, in buona salute.
Da qualche anno lamenta disturbi diffusi: spesso stanca, soffre di cefalea e di giramenti di testa. Tutto questo le ha reso progressivamente difficile svolgere i suoi consueti lavori a casa. Ha cominciato poi a sentire dei dolori al cuore, tanto che si è recata almeno un paio di volte al pronto soccorso, dove non le hanno trovato nulla. Ha fatto analisi, esami clinici, radiografie, senza nessun risultato. Il suo medico le ha prescritto dei calmanti, ma la situazione è progressivamente peggiorata.
Ha cominciato a sentire spesso un senso di soffocamento e un peso allo stomaco, finendo per mangiare molto poco e dimagrire così di parecchi chili. Maria ha cominciato ad uscire sempre di meno. Sentendosi stanca, con frequenti dolori, passava il suo tempo a letto, arrivando a dormire quasi il doppio del consueto. Questa situazione ha peggiorato il dimagrimento e Maria ha cominciato a pensare di avere una malattia molto grave, non capita dai medici, dei quali la donna non si fidava più.
Portata da uno psichiatra, ha cominciato a prendere degli antidepressivi. Inizialmente la situazione è migliorata, ma dopo qualche mese i disturbi sono ricominciati, anche più gravi di prima.
Le induzioni rivelatrici e risolutive
Maria arriva al mio studio convinta dal marito, per il quale la situazione in famiglia era diventata veramente insostenibile.
I primi colloqui risultano difficili, perché Maria non è disponibile a parlare. Dal marito vengo a sapere che già da giovane Maria soffriva di svenimenti e capogiri. Anche prima della situazione attuale, Maria usciva pochissimo di casa e solo in compagnia. Questo comportamento non è mai stato interpretato come un disturbo psicologico e non ha creato disagio a nessuno. Maria e i familiari pensavano semplicemente ad un carattere riservato, e attribuivano alla pressione bassa la causa degli svenimenti e dei giramenti di testa.
Attraverso una trance molto leggera, vengo a sapere che da ragazza era avvenuto un episodio molto sgradevole e particolare. Mentendo ai genitori dicendo che usciva con le amiche, si era appartata in una macchina con un ragazzo. L’auto si trovava in discesa e il freno a mano non era stato tirato bene. È accaduto che durante le effusioni la macchina ha cominciato a muoversi, finendo in un piccolo torrente. Il risultato è stato che Maria ha provato molta paura temendo di annegare e ha sviluppato dei grandissimi sensi di colpa per aver mentito ai genitori. Ha interpretato l’episodio come una specie di punizione divina per la sua “colpa”.
Finalmente sciolta, durante la seduta ha raccontato che quando usciva di casa da sola provava senso di soffocamento, accelerazione del cuore, giramenti di testa, dolori al torace e allo stomaco. Aveva paura di uscire da sola e questa paura le è rimasta per tutta la vita.
I sintomi erano proprio quelli degli attacchi di panico e che Maria soffriva di un pieno disturbo di panico. Gli attacchi erano originati da quell’episodio, nel quale il senso di colpa e la paura di annegare si erano mescolati, creando una situazione senza sbocco. Non era assolutamente chiaro invece perché la situazione si fosse aggravata in età matura; era probabile ci fosse stato un episodio scatenante, ma non emergeva ancora.
La svolta definitiva
Ho quindi eseguito un trattamento combinato di Training Autogeno e EMDR , il primo per abbassare l’evidente ansia di Maria, il secondo per poter trovare l’episodio scatenante, causa del suo recente aumento dei sintomi fisici.
Con l’EMDR, infatti, si stimola il cervello del paziente, il quale rielabora episodi e situazioni che non ricorda (o non vuole ricordare), portandoli infine a livello conscio. Dopo alcune sedute senza risultati apparenti, è infine emerso un episodio chiave. Qualche anno prima, proprio in corrispondenza dell’inizio dei disturbi, Maria si era iscritta ad un corso di pittura, senza dire nulla in famiglia. Era in fondo un atto di coraggio, per una donna che usciva mai o rarissimamente da sola, probabilmente un tentativo di sbloccare una situazione che le creava disagio. Una sera, nel tornare a casa, era caduta in un piccolo fosso, perché le era girata la testa. Non si era fatta nulla, ma lo spavento era stato molto grande.
Si erano rinnovato il pericolo di cadere in un fosso e il senso di colpa per aver nascosto il corso di pittura alla famiglia. Per il suo cervello, come abbiamo già raccontato, era una riedizione dell’ episodio accadutole da giovane. Il capogiro era facilmente un sintomo di attacco di panico.
Lavorando su questa situazione, grazie anche al Training Autogeno, lentamente Maria ha cominciato a non provare tutti i disturbi che lamentava e dopo 8 mesi di terapia la sua vita è tornata normale. Adesso Maria, tenuto conto dei limiti fisici della sua età, esce di casa abbastanza spesso, anche da sola e senza timore.